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MINI GUIDA – Come usare il database di LUMEN per cambiare Firenze


1. Cos’è il database di LUMEN e perché può essere utile

LUMEN – il laboratorio urbano nato nel Parco del Mensola – ha raccolto oltre 70 esperienze di rigenerazione urbana, da Bruxelles a Palermo.

Non si tratta di teoria, ma di pratiche reali: spazi pubblici riaperti, usi temporanei, modelli di gestione collettiva, strumenti giuridici alternativi.


Il database è consultabile liberamente qui:


A cosa può servirci:


  • Per trovare ispirazione se abbiamo in mente un progetto

  • Per capire come altre comunità hanno agito

  • Per non partire da zero, ma da chi ha già tracciato sentieri


2. Alcuni esempi che possiamo esplorare


  • Communa (Bruxelles): riapertura di edifici abbandonati a fini sociali e culturali

  • Lo Stato dei Luoghi (Italia): rete di spazi ibridi nati dal basso

  • LAMA (Firenze): modelli replicabili di usi temporanei

  • VibeLab (Berlino): rigenerazione urbana attraverso la cultura notturna

  • Legambiente – Distretti di economia civile: esperienze che uniscono ambiente, cittadinanza e comunità


Nel database troviamo anche esperienze di autogestione che hanno saputo costruire relazioni nuove con le istituzioni, mantenendo autonomia e spirito trasformativo.

Pratiche fondamentali che mostrano come la città possa cambiare anche a partire da spazi liberati e restituiti alla collettività.


Tra queste:


  • ESC Atelier (Roma)

  • S.a.L.E. Docks (Venezia)

  • Ex Asilo Filangieri (Napoli)

  • Laboratorio Sociale Buridda (Genova)

  • Ex OPG “Je so’ pazzo” (Napoli)


Spazi nati da occupazioni e autogestioni, che nel tempo hanno costruito forme di riconoscimento, patti civici, percorsi di uso comune.


3. Come proporre un progetto al Comune di Firenze


Non esiste (ancora) un percorso semplice e codificato per chi vuole avviare un progetto di rigenerazione urbana dal basso.

Ma una strada esiste.

Possiamo inviare una proposta direttamente al Comune di Firenze.


Ecco come fare:


  1. Scrivere un progetto: raccontare l’idea, il luogo, le attività, le ricadute sul quartiere.

  2. Allegare, se possibile, planimetrie, foto, lettere di sostegno o collaborazioni.

  3. Inviare tutto via PEC a: edilizia.urbanistica@pec.comune.fi.it


Nel messaggio è importante specificare:


  • La tipologia della proposta (uso temporaneo, progetto culturale, educativo, agricolo…)

  • Il nome della realtà proponente

  • L’ubicazione dell’intervento


Una volta ricevuta la proposta, il Comune è tenuto a rispondere e, se il progetto è ben strutturato, ad aprire un tavolo di confronto.

Non è una concessione: è un diritto riconosciuto a chi partecipa attivamente alla trasformazione della città.


4. Cosa manca ancora: una mappa pubblica degli spazi


Ad oggi non esiste un elenco chiaro e accessibile degli spazi pubblici dismessi, sottoutilizzati o inutilizzati.

E questo è un problema.


Chi vuole proporre un progetto spesso non sa dove può intervenire, né se quello spazio che ha in mente è disponibile, accessibile o vincolato.


Un database pubblico degli spazi sarebbe lo strumento minimo per facilitare la partecipazione.

Se davvero si vuole promuovere la rigenerazione urbana dal basso, questo è il passo che manca.


Solo così il patrimonio di esperienze raccolto nel database di LUMEN potrà diventare un punto di partenza per trasformare idee in azioni concrete.


5. Un orizzonte comune: trasformare insieme


Come si legge anche nella presentazione del database


“Promuovere la pratica della trasformazione generativa degli spazi pubblici dismessi è una sfida che gli enti pubblici possono affrontare solo insieme a soggetti terzi, capaci di stimolare in maniera genuina il coinvolgimento proattivo del territorio.”


Questo è l’orizzonte che abbiamo davanti.

Non possiamo trasformare la città da soli.

Ma senza la partecipazione di chi vive, cura e immagina i luoghi ogni giorno, nessuna trasformazione sarà davvero generativa.


Firenze non manca di creatività.

Le idee ci sono. Gli strumenti iniziano a esserci.

Ora serve aprire le porte. E cominciare.

 
 

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Silvia Baracani Architettura dell'Empatia. Design del Benessere

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