Sono nata e cresciuta tra l’area Fiat e la Manifattura Tabacchi, un quartiere operaio che oggi non esiste più.
Negli anni ‘80, qui c’era ancora uno dei cuori produttivi della città. La Manifattura Tabacchi impiegava centinaia di operai, lavoratrici e lavoratori che potevano permettersi di vivere a Firenze con stipendi modesti. Oggi, quello stesso spazio, una volta proprietà dello Stato è stato svenduto ed è diventato un’operazione immobiliare da milioni di euro: appartamenti venduti a prezzi folli, locali commerciali che simulano le botteghe di prossimità, dal fruttivendolo bio al parrucchiere “di quartiere”. Un’estetica della città vissuta, costruita a tavolino, ma sotto il controllo costante della sicurezza privata.
Dall’altra parte, l’ex area Fiat è stata trasformata nel Polo universitario delle Scienze Sociali. Un’operazione che ha contribuito a svuotare Firenze, spostando gli studenti fuori dal centro storico e tagliando le connessioni urbane spontanee. L’università era fatta di intersezioni: architettura era vicina a lettere, l’accademia a pochi passi, le facoltà scientifiche raggiungibili in un quarto d’ora. Studiare non era solo seguire le lezioni, ma attraversare la città, mescolarsi, incontrare idee diverse.
Oggi, quel tessuto sociale non esiste più. L’università è stata relegata fuori dal centro unesco, il polo scientifico addirittura nella periferia di in un comune limitrofo. E il mio quartiere una delle nuove zone ad alta speculazione.
📌 Il blocco delle licenze nell’area UNESCO ha spinto gli investitori a guardare oltre le mura del centro.
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Airbnb è nata nel 2008 con un’idea apparentemente innocua: ospitare viaggiatori nelle proprie case per guadagnare qualcosa in più e creare connessioni tra le persone.
Una narrazione perfetta. Peccato che fosse una bugia.
📌 Nel 2011 Airbnb aveva 50.000 annunci in tutto il mondo. Nel 2019, erano diventati 6 milioni.
📌 Oggi il 70% degli alloggi su Airbnb non appartiene più a privati cittadini, ma a multiproprietari e grandi investitori.
Non è più una questione di condivisione. Airbnb è diventata uno strumento di finanziarizzazione immobiliare, un acceleratore di espulsione urbana.
A Firenze, gli effetti sono stati devastanti:
🔹 I proprietari hanno smesso di affittare a lungo termine. Perché guadagnare 800 euro al mese con un inquilino, quando puoi farne il doppio con i turisti?
🔹 Gli affitti sono esplosi. Un bilocale che nel 2010 costava 700 euro oggi ne costa 1.200 o più.
🔹 I residenti vengono espulsi. L’unico modo per restare è accettare condizioni precarie: contratti brevi, stanze condivise, affitti in nero.
E intanto il centro storico si svuota. Le finestre restano chiuse, le serrature cambiano ogni settimana, i vicini non si conoscono più. I quartieri non sono più comunità, ma set temporanei.
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🚆 LA CITTÀ CHE ESPELLE
Chi non può più permettersi di vivere a Firenze è costretto a spostarsi nei comuni limitrofi: Scandicci, Sesto Fiorentino, Campi Bisenzio, Prato, Pontassieve. E anche lì, il costo delle case è aumentato.
📌 Ma spostarsi ogni giorno per lavorare o studiare significa diventare ostaggi di un sistema di trasporti insufficiente.
Negli ultimi mesi, la Toscana è stata segnata da scioperi nel trasporto pubblico, proteste per stipendi bassi, guasti continui sulle linee ferroviarie.
Pendolari fermi in stazione per ore. Autobus sovraffollati. Treni cancellati senza preavviso. Ogni giorno, migliaia di persone subiscono un pendolarismo forzato, causato da un mercato immobiliare che le ha respinte fuori città.
E tutto questo mentre le case in centro restano vuote, perché è più redditizio affittarle per due notti a un turista americano che per dieci anni a una famiglia.
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🏙️ LA CITTÀ COME RENDITA: CHI DECIDE IL FUTURO DI FIRENZE?
Firenze non è sempre stata così.
C’erano botteghe, laboratori, cinema di quartiere, spazi sociali. C’erano case abitate da persone che non avevano bisogno di essere ricche per vivere dentro la città. Firenze è stata una città viva, vissuta, stratificata.
📌 Oggi, è un enorme fondo di investimento a cielo aperto.
Gli immobili non si vendono per essere abitati, ma per essere messi a reddito. Le strade non sono progettate per chi ci vive, ma per chi le consuma. L’urbanistica è stata sostituita dal marketing.
Non è un processo inevitabile. Non è “il mercato che si regola da solo”. È una scelta politica.
Una città progettata solo per il profitto ha una data di scadenza.
📌 Quante persone in meno vivranno a Firenze tra dieci anni?
📌 Quante case resteranno vuote, mentre il centro sarà pieno di turisti?
📌 Fino a quando Firenze potrà sostenere questa perdita senza smettere di essere una città?
La città non è un business. Non è una piattaforma. È un luogo in cui vivere.
E se il diritto all’abitare viene subordinato al profitto, allora non è solo la politica ad aver perso.
Perdiamo tutti e tutte.
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📌 Nel prossimo articolo parlerò di modelli reali che possono cambiare questa tendenza. Ma intanto: come immagini la Firenze del futuro?