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🏙️ FIRENZE, CITTÀ VETRINA – LO SHOW DEL TURISMO E LA SCOMPARSA DELLA VITA URBANA

silvina50100

Per anni ho scritto tanto. Poi ho smesso.


Ho attraversato una lunga fase in cui la scrittura è rimasta in secondo piano. Leggevo romanzi, soprattutto fantascienza, mentre i saggi urbani che mi avevano appassionato durante l’università erano rimasti sullo sfondo. Poi c’è stato un click.


Durante la mia specializzazione in Ambient Therapy, ho sentito il bisogno di riprendere in mano quella parte di me. Il mio lavoro sull’architettura olistica per progettare interni che aiutino le persone a stare bene, mi ha portato a esplorare come gli ambienti influenzano il nostro benessere, e a un certo punto mi è stato impossibile ignorare una connessione più ampia: oltre ai nostri spazi privati di vita e di lavoro, c’è lo spazio pubblico.


Se vogliamo costruire luoghi in cui stare bene, non possiamo prescindere da ciò che sta fuori. L’ambiente che ci circonda non è neutro, non è uno sfondo: è una struttura di relazioni, di possibilità e di limitazioni.


Forse è per questo che ho sentito un forte bisogno di tornare a riflettere sulla città. La lettura di Urbiquità: La città ovunque di Lorenzo Tripodi è stata la scintilla che mi ha convinto anche a condividere questi pensieri. Tripodi analizza le città contemporanee come dispositivi complessi, interconnessi e sempre più determinati dalle logiche delle piattaforme digitali e finanziarie. La città non è più solo vissuta, è mediata dalle immagini, progettata per il consumo, resa fluida per adattarsi al capitale.


Firenze è l’esempio perfetto di questo fenomeno.


🎭 CITTÀ COME PERFORMANCE


Qualche settimana fa, uscivo da lavoro. Erano le 19, una di quelle sere in cui l’aria è fresca e le strade si svuotano, quando i turisti tornano nei loro alberghi o nei loro appartamenti Airbnb.


Camminavo in via del Porcellana, una strada secondaria tra la stazione e l’Arno dove ho lo studio, e mi sono fermata di colpo: davanti a me c’erano una cinquantina di persone vestite con abiti rinascimentali.


Non erano artisti di strada. Non c’era nessun set cinematografico in corso. Erano comparse pagate da ricchi turisti americani, che volevano visitare Firenze vedendo la città “popolata” come nel Cinquecento.


Era tutto perfetto. Le vesti in velluto, i cappelli decorati, le lanterne. Un Rinascimento in alta definizione, un viaggio nel tempo accuratamente allestito. Mi sono chiesta: e noi? Noi abitanti, che ruolo abbiamo in questo spettacolo?


Se Firenze è un set, chi sono io? Sono una comparsa non pagata?


O peggio: sono di troppo?


📢 LA CITTÀ VETRINA, MI RISUONA GUY DEBORD


Quel momento in via del Porcellana mi ha riportata a Guy Debord e alla sua “Società dello spettacolo” (1967). "Lo spettacolo è il capitale a un tale grado di accumulazione da divenire immagine".


Il turismo esperienziale è l’evoluzione più radicale di questo processo. Non basta più visitare un luogo, bisogna “viverlo”.


Ma viverlo per chi? Per chi lo abita o per chi lo compra?


Firenze oggi è un palcoscenico. Gli abitanti, sono sempre meno protagonisti, e sempre più elementi di disturbo in una scenografia pensata per altri.


Non è un caso isolato. Dall’affitto di Ponte Vecchio per eventi privati, alla chiusura temporanea delle piazze per cene di lusso, gli spazi pubblici sono progressivamente diventati “esclusive”.


📌 La città non è più solo un prodotto da vendere. È un’esperienza di lusso per chi può permettersela.


🏠 DALLA CITTÀ ABITATA ALLA CITTÀ PIATTAFORMA


A questo punto la domanda è inevitabile: dove sono finiti gli abitanti?


Non è solo il turismo a trasformare Firenze in un luogo inaccessibile. La città piattaforma non si limita a colonizzare le piazze, ma anche le case.


📌 Oggi a Firenze ci sono più di 10.000 alloggi turistici attivi sulle piattaforme, solo nel centro storico.


Airbnb è il volto più noto di questa trasformazione, ma non è il solo. Le piattaforme digitali hanno reso la casa un asset finanziario fluido, un investimento più che un diritto. Un fiorentino su tre vive in un quartiere con più case su Airbnb che in affitto tradizionale.


Gli effetti sono devastanti:

Affitti alle stelle.

Sfratti continui.

Espulsione della popolazione residente.


📌 Ma allora, Firenze è ancora una città?


O è diventata un hub temporaneo, un posto in cui si passa ma non si vive?


🔴 COSA SUCCEDE QUANDO UNA CITTÀ SMETTE DI ESSERE UNA CITTÀ?


Mi risuona in testa il titolo di un libro che dice molto: Il diritto alla città di Henri Lefebvre. Il diritto dei cittadini di trasformarla, di plasmarla, autodeterminarla, liberarla. Un autore molto sottovalutato a mio modesto parere, perché carico di conflitto e azione politica, oggi andrebbe ripreso in mano. Pochi si arricchiscono, molti vengono esclusi.


Oggi Firenze è sempre meno una città e sempre più un dispositivo finanziario.


Eppure, una città vera non è fatta solo di chi la visita o la specula. È fatta di gente che si sveglia presto per lavorare. Di studenti che vanno all’università. Di anziani che scendono al bar sotto casa. Di persone che non vogliono solo vedere un paesaggio, ma viverlo.


📌 Chi decide il destino della città? E soprattutto: è ancora possibile fermare questo processo?


Ti lascio con questa domanda, in un secondo articolo proverò ad analizzare il ruolo di Airbnb, della finanziarizzazione degli immobili e delle piattaforme digitali nel trasformare le città in macchine di estrazione del valore.


Poi in un terzo proverò a immaginare qualche traiettoria possibile.


📚 CONSIGLI DI LETTURA


Henri Lefebvre,  Il diritto alla città

Lorenzo Tripodi, Urbiquità: La città ovunque

Sarah Gainsforth, Abitare stanca




 

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Silvia Baracani Architettura dell'Empatia. Design del Benessere

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